Artigiani Milanesi su disegno di Giuseppe Levati. Finimento di sei poltrone, 1790 ca. Legno di noce intagliato, laccato e dorato.
Milano, Già Sotheby’s, 20 giugno 2006, lotto 374
Un piccolo disegno, un appunto, tra le carte del Fondo Trefogli presso l’archivio di Stato del Cantone Ticino di Bellinzona, permette di attribuire l’invenzione di questo gruppo composto da sei poltrone a Giuseppe Levati. Quadraturista, docente di prospettiva presso l’accademia di Belle Arti di Brera, soprattutto egli fu per lunghi anni disegnatore di ornati al fianco del celebre intarsiatore Giuseppe Maggiolini. Che ci faccia questo piccolo disegno in un Fondo ottocentesco collegato ad un ramo laterale del clan Albertolli non sappiamo. Vi si riconoscono, pur con alcune varianti dovuta forse al fatto che il disegno fu tracciato a memoria, le poltrone in questione. Al piede un’iscrizione, senza dubbio di pugno di Giocondo Albertolli, ricorda: “Invenzione del Sig.e Pittore Levati”. Anche il disegno, io credo, va ricondotto alla minuziosa mano del non più giovane professor Albertolli. Vi si vede distintamente il fianco di una delle poltrone di cui si scrive: il bracciolo a foggia di delfino retto da un vasetto, le gambe posteriori inguainate nella parte inferiore da foglie oblunghe e quelle anteriori coronate da capitelli in stile Jonico.
I mobili noti d’invenzione del Levati sono assai pochi; di contro sono centinaia i bei fogli d’ornato fitomorfico e di ornato dall’antico, d’ispirazione ercolanese, presenti tra le carte dell’officina di Giuseppe Maggiolini. Certo egli fu per lunghi anni il principale collaboratore di Maggiolini la cui opera molto deve al suo estro ornamentale. Ma, si diceva, i mobili su progetto di Giuseppe Levati sono rarità. Sappiamo, grazie ad alcune carte presso l’archivio Borromeo, che egli fu attivo per questa famiglia disegnando alcuni arredi, finimenti di sedute ancora oggi conservati all’Isola Bella sul lago Maggiore, nel corso della nona decade del XVIII Secolo. Di sua invenzione dovrebbero essere due lampadari con satiri nel salone al piano terra di Villa Silva, a Cinisello, sempre di quegli anni. Null’altro, che oggi si sappia. Dunque le poltrone in questione rappresentano un interessante documento proveniente, come testimonia un cartiglio appostovi all’interno delle fasce nel corso del Novecento, dal palazzo Borromeo di Milano.
L’impianto neoclassico presenta già gambe anteriori a sciabola. Dovrebbero dunque essere invenzioni dell’ultimissimo scorcio del XVIII Secolo quando in Lombardia si diffusero modelli ispirati al gusto del Direttorio parigino. L’invenzione ornamentale con il tema dei delfini, di cui sono pieni i fogli per tarsie che Levati consegna al Maggiolini a cavallo tre i due secoli, qui impronta i braccioli. Le gambe anteriori sono d’impianto architettonico con il fusto scanalato poggiante su di un dado inferiore e coronate da un capitello Jonico. Degna di nota è l’invenzione delle gambe posteriori fasciate da lunghe foglie, dipinte in lacca verde tenue, da cui sortisce lo schienale vero e proprio, dal profilo ribassato, finemente incrostato di sottili racemi in bassorilievo dorati su un fondo dipinto di un delicato celeste. Racemi finemente intagliati a bassorilievo ornano le fasce. Oro, lacca celeste e verde tenue sono i colori di questo insieme che per invenzione e fine ornamentazione dovette certo suscitare l’interesse di Giocondo Albertolli il quale lo vide e ne trasse il piccolo disegno oggi a Bellinzona appuntandovi il nome dell’inventore, suo amico di vecchia data, collega professore a Brera.