
Nella celebre Sala Azzurra, al secondo piano del corpo già vasariano di Palazzo della Carovana, sede della Scuola Normale di Pisa, le giornate del 30 e del 31 ottobre 2009 furono dedicate alle “Forme del legno. Intagli e tarsie fra Gotico e Rinascimento”. E’ il titolo utilizzato anche per gli atti del convegno, pubblicati diversi anni a seguire, nel 2013, dalle Edizioni della Normale a cura di Gabriele Donati e Valeria Genovese, con una premessa di Massimo Ferretti.
I diversi saggi che compongono il volume, tutti ampiamente illustrati a colori, accostano due momenti cruciali nelle arti del legno: la tarsia prospettica, che Chastel mise al centro dell’arte del Quattrocento, e l’intaglio, che trovò grande sviluppo fra l’età tardo-gotica e il Cinquecento classicista, con profonde articolazioni regionali. Alcuni studi sono dedicati ai protagonisti di queste vicende, altri a singoli “monumenti” o a situazioni territoriali di particolare interesse. Quello di Giampaolo Ermini dedicato al coro del duomo di Orvieto è un importante lavoro archivistico, che attraverso lo spoglio della documentazione riguardante la fabbrica e la rilettura delle fonti, fra testi periegetici e scritti eruditi, traccia il percorso di un cantiere durato più di un ventennio (1332-1356). Alessandro Angelini dedica il suo saggio alla figura di Antonio Barili e al suo sofisticato ciclo di tarsie eseguite per il duomo di Siena, di cui sopravvivono solo alcuni pannelli oggi riuniti nella collegiata di San Quirico d’Orcia. Raffaele Casciaro indaga le tarsie eseguite da Giuliano da Maiano per la Sacrestia di San Giovanni a Loreto. A Battista del Tasso, diretto collaboratore di Michelangelo Buonarroti, intagliatore e architetto fiorentino, è dedicato il saggio di Alessandro Cecchi. Ancora Firenze ma non più tarsia. Sono qui indagati, attraverso documenti d’archivio e confronti stilistici gli intagli eseguiti per i banchi di lettura della Libreria Laurenziana, le panche con spalliere di San Domenico a Fiesole, e alcuni rari mobili di straordinaria invenzione. Non poteva mancare un saggio, redatto da Marco Collareta, dedicato alle tarsie di Monte Oliveto Maggiore, secondo André Chastel “incrocio di tutte le arti”, capolavoro del “Magister perspectivae” Fra Giovanni da Verona. Massimo Ferretti, con un’inedita rilettura della tarsia attraverso le stampe, ripercorre il travagliato lavoro di Lorenzo Lotto e Francesco Capoferri per il coro di Santa Maria Maggiore a Bergamo, capolavoro che termina l’età d’oro della tarsia rinascimentale.