Intagliatore milanese, Cinque consoles d’applique, terzo quarto del XVIII secolo
Legno intagliato e dorato, piano in marmo, cm. 114x86x45
Milano, Raccolte Artistiche del Comune di Milano, Inv. Mobili 196/75-79
Oggi la gran parte degli ambienti Rocaille nelle dimore patrizie milanesi è andata perduta. Distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale ma ricordata dalle fonti è la decorazione di palazzo Andreani Sormani, di cui sono superstiti alcuni mobili oggi conservati presso le Civiche Raccolte d’Arte del Comune di Milano, testimonianza della mise en scène dei vasti repertori dell’arredamento Rocaille diffusi attraverso le stampe francesi e soprattutto tedesche.
E’ il caso di cinque consoles d’appliques in legno intagliato e dorato già collocate nel Salone da Ballo del palazzo sito in corso di Porta Vittoria eseguito su progetto di Francesco Croce (1696-1773) che nel 1763 ne realizzò la facciata e ne curò la decorazione delle sale.
Si tratta arredi di bella invenzione, caratterizzati da mosse volute squisitamente rocaille che intrecciate creano il supporto per il piano in marmo e proseguono nella goccia inferiore a incorniciare una senetta galante intagliata a tutto tondo.
E’ eloquente in questi mobili il debito degli ornatisti milanesi nei confronti del gusto di Fraz-Xaver Habermann (1721-1796) diffuso mediante le centinaia di tavole stampate dall’editore Hertel ad Augsburg. La sterminata raccolta per almeno un decennio, con la sua proposta di un Rococò sfrenato, rappresentò a Milano la principale fonte d’ispirazione, la vera e propria grammatica per decoratori, intagliatori, e intarsiatori all’ultima moda.
Nelle consoles di Palazzo Sormani il disegno delle forme Rocaille frastagliate acquista tuttavia un effetto di scomposizione dalla sorprendete resa dinamica, che in parte trascende i modelli di riferimento.
Le scenette galanti finemente intagliate nella parte inferiore delle consoles, una rarità per i mobili di questa tipologia, è senza dubbio caratteristica dell’ornamentazione Rococò milanese. Così scrisse a questo proposito Alvar González-Palacios: “Nei mobili parietali sfocia allora, spesso gradevolmente, la vena narrativa lombarda che inserisce figurette intagliate nella goccia delle consoles d’applique, o nelle cartouches delle specchiere […]. Questa soluzione, per così dire, narrativa di alcuni mobili dell’epoca, appare cosa pressoché esclusiva della Lombardia”. Soluzione decorativa che ritroviamo anche nei grandi cicli narrativi mitologici intagliati negli arredi fissi ancora visibili nei saloni da ballo a palazzo Litta e a palazzo Clerici.
Bibliografia:
G. Rosa, I mobili delle Civiche Raccolte Artistiche di Milano, Milano 1963, n. 272
C. Alberici, Il mobile lombardo, Milano 1969, p. 147
A. González-Palacios, Il tempio del gusto. La Toscana e l’Italia Settentrionale, 2 Voll., Milano 1984, I, p. 254
L. Bandera Gregori, Il mobile lombardo tra Barocco e Rococò, Milano 1991, p. 482
E. Colle, Museo d’Arti Applicate: mobili e intagli lignei, Milano 1996, n. 666
E. Colle, Il mobile rococò in Italia: arredi e decorazioni d’interni dal 1738 al 1775, Milano 2003, n. 94, pp. 402-403
G. Beretti, Il mobile dei Lumi, Milano nell’età di Giuseppe Maggiolini (1758-1778), Vol. I, Milano 2010, pp. 40-41