Il volume è la prima parte di una ricerca sulla storia del mobile e della decorazione neoclassica milanese dall’epoca del riformismo teresiano a quella dell’impero napoleonico. Due date, 1758-1814, ne fissano i limiti. Il 1758 è l’anno in cui Giuseppe Maggiolini, di quella stagione il protagonista ancora oggi ricordato con immediatezza, firma la sua opera prima. Il 1814 è anche l’anno in cui si conclude l’epopea napoleonica, Milano diventa una provincia dell’impero asburgico e Giuseppe Maggiolini muore.
Per mezzo secolo a Milano fabbricare, decorare e arredare, fu attività della massima importanza che coinvolse direttamente principi, imperatori, ministri, governatori e vicerè; la nobiltà appena arricchita, il patriziato di più antico lignaggio e la nuova classe borghese. Intellettuali, poeti, artisti, e tutte le migliori menti presenti in città, sono coinvolte in questa spasmodica ricerca del bello destinato alla vita quotidiana. L’imperatrice Maria Teresa si occupa personalmente da Vienna dell’arredamento della Corte milanese del figlio Ferdinando che, nell’affacciarsi sulla scena della grande società europea, diede vita ad una peculiare piega della storia del gusto in cui l’esuberante Rococò, il mai sopito interesse per la tradizione ornamentale cinquecentesca, il dominante gusto parigino e il rinnovato interesse per l’antico si fondo per dare origine a quella che fu chiamata in città “la Nuova Maniera d’ornare”. Ne furono protagonisti Giuseppe Maggiolini, Giocondo Albertolli, Andrea Appiani, Giuseppe Levati, Agostino Gerli e un gran numero di comprimari. Fu una Maniera caratterizzata da una grazia sconosciuta alle corti dove le ragioni del prestigio dinastico imponevano alla decorazione il tono della declamazione e del fasto. I migliori interni di questa stagione uscirono con una magnificenza ben temperata da un gusto sopraffino e misurato che, ancora molti anni dopo, avrebbe incantato Stendhal nel suo soggiorno milanese nel 1817.
Quel sogno di una bellezza dei luoghi del vivere propizia alla ricerca illuministica della felicità dell’uomo, fu affidato alla tela, alla carta, al legno, al gesso, alla sottile foglia d’oro, tutti materiali purtroppo poco adatti a reggere l’urto del tempo e le vicende degli uomini. Di quella straordinaria stagione rimangono in città numerosissime tracce, splendidi brandelli di un’assieme corale perduto che il libro pazientemente ricostruisce, colmando un vuoto bibliografico e permettendo al lettore di poter approfondire uno dei migliori capitoli della storia delle arti decorative europee del secolo dei Lumi.
Giuseppe Beretti, Il mobile dei Lumi. Milano nell’età di Giuseppe Maggiolini. Volume I (1758-1778)
In Limine, Milano 2010. Rilegatura in tela con sovracoperta, 16×24 cm, 500 pp.
ISBN 88-901719-2-8
€ 55