Un inedito tavolo di Gaspare Bassani

Non è fatto raro che il mercato antiquario porti alla luce opere tanto rare quanto preziose. E’ il caso di un tavolo riccamente intarsiato recentemente comparso in una vendita all’asta.
Il piano è caratterizzato da una ricca ornamentazione, composta da una doppia incorniciatura che racchiude una grande cartella quadrata, ornata da otto riserve disposte attorno a un ottagono centrale. Il minuzioso intarsio compare già lungo il ciglio modanato, con un motivo di fogliette stilizzate rese in legno di bosso, stese su di un fondo ombreggiato nella sabbia rovente. L’incorniciatura più esterna è costituita da quattro lunghe riserve in legno di acero che, racchiuse da una bella bordura a piccole foglie, ospitano lunghi girali fogliacei, ben disegnati e finemente intarsiati in legno di bosso e acero tinto verde. Nei centri trovano posto quattro piccole riserve ellittiche, a mo’ di cameo, in cui sono intarsiate figure femminili che parrebbero ispirate ad alcuni disegni di Girolamo Mantelli ancora oggi conservati nel Fondo Maggiolini. Entro le riserve sui quattro angoli sono inscritti piccoli rosoni policromi. L’incorniciatura più interna, che marca il perimetro della porzione del piano ribaltabile, è costituita da un fregio continuo a girali fogliacei. A questa grande cartella quadrata fa da sfondo una stesura di scuro palissandro, su cui spiccano le riserve disposte attorno all’ottagono centrale. In questo è inscritta una cartella circolare, bordata da una fine incorniciatura a fogliette, in cui trova posto la raffigurazione di un personaggio togato, coronato d’alloro, che regge un libro nella mano sinistra, uno scettro nella destra. Stante su di una grossa pietra è circondato da cipressi. Il paesaggio è scandito da stesure di essenze dalle tonalità in forte contrasto, le nuvole rese mediante una leggera brunitura del legno con la sabbia rovente. Nelle riserve poligonali ai quattro angoli, incorniciate da una bordura a piccoli fiori policromi, sono inseriti trionfi di bel disegno cinti da serti di quercia e di ulivo. Nelle quattro cartelle quadrate, più piccole, incorniciate dalla medesima bordura, trovano posto raffinati rosoni.

La ricchezza del piano trova puntuale riscontro in quella delle fasce, caratterizzate da quattro dadi angolari e da quattro riserve fortemente ribassate che conferiscono al tavolo un vigore plastico non comune. Nei dadi angolari, in piccole riserve anch’esse ribassate e incorniciate da una bella bordura modanata e intarsiata a fogliette, sono inseriti camei con profili di teste maschili d’ispirazione classica finemente intarsiate, ombreggiate e profilate su di un fondo d’acero tanto verde. Le fasce, caratterizzate da lunghe riserve incorniciate dalla medesima modanatura dei dadi, presentano un fregio a catena finemente intarsiato su di un fondo di palissandro. Si tratta di un motivo che trova una non casuale corrispondenza con quello intarsiato da Maggiolini sulle lesene delle commode eseguite nel 1777 per il conte Antonio Greppi. Di quel motivo è restituita in orizzontale una versione arricchita con l’inserimento, nelle otto maglie più grandi della catena, di quattro putti alternati a quattro mazzi di fiori. Questi putti sono in realtà amorini sulla riserva della fascia recante il cassetto, allegorie delle arti, delle scienze e delle quattro stagioni sugli altri tre lati. Anche i sedici mazzi di fiori alternati ai putti sono tutti diversi gli uni dagli altri.

Le quattro gambe tornite sono fissate ai dadi angolari delle fasce per mezzo di grosse viti in legno, dunque removibili in modo da rendere il tavolo facilmente trasportabile. Sono completamente rivestite da un intarsio tecnicamente virtuosistico, che ben restituisce un’ornamentazione alla “Nuova Maniera” di bel disegno, ricchissima e nel complesso equilibrata.

Si tratta del pendant del tavolo reso noto per la prima volta da Alvar González-Palacios, “magnifico mobile firmato da Gaspare Bassani nella Rocca di Soragna”[1]. Del tutto identici per dimensioni, costruzione e impianto decorativo, differiscono esclusivamente per l’allegoria intarsiata nella riserva centrale del piano. Il tavolo già in collezione Meli Lupi a Soragna presenta la raffigurazione della Liberalità, poggiante su di un basamento che reca l’iscrizione “Milano / 1789 / Gaspare / Bassani / Fecit”. Di questo ebanista poco o nulla si conosce. Il suo nome compare per la prima volta nella Gazzetta Enciclopedica di Milano, il 19 novembre 1789, anno di esecuzione dei nostri tavoli. La menzione più celebre risale però al 1793. La Società Patriottica, ente fondato nel 1766 per volere di Maria Teresa con lo scopo di “scuotere la nazione che pare lenta, e risvegliare un bene inteso spirito di patriottismo per l’utile e pel grande”[2], premiò per certi “bellissimi saggi della loro abilità” due intarsiatori attivi sul territorio del ducato: Epifanio Moreschi e il nostro Gaspare Bassani[3]. Questo riconoscimento, va ricordato, cinque anni prima era stato assegnato a Giuseppe Maggiolini, Intarsiatore delle Loro Altezze Reali, “per essersi reso utile e benemerito, avendo fatto risorgere quest’arte (della tarsia Nda), che in Italia era quasi estinta e abbandonata, e per averle aggiunto non poco di perfezione si nel gusto, che nella solidità de’ suoi lavori, a cui non giunsero gli antichi stessi”[4].
Tornando alle opere di cui si scrive, le abilità che Bassani dimostra, nel dispiegare un fine intarsio sulle intere superfici dei mobili, nel taglio delle tessere, nell’ombreggiatura e della profilatura a bulino, non appaiono in nulla inferiori a quelle che caratterizzano l’intarsio maggioliniano. Stupisce come di un intarsiatore così capace si conservino solo queste due opere, e non un gruppo di mobili almeno stilisticamente concatenabili l’uno all’altro.
Difficile stabilire se vi sia stato un rapporto diretto tra Gaspare Bassani e Giuseppe Maggiolini. La tecnica raffinatissima esibita in questi tavoli mostra un debito con quella espressa nelle opere eseguite dall’Intarsiatore delle Loro Altezze Reali.


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