Giovanni Gorla (attribuito), Tavolo ovale, 1800 ca
Legno di noce e abete intarsiato in acero, acero tinto verde, bosso, mogano e altri legni non correttamente identificabili. Ringhiera e scarpette in ottone dorato, cm. 77x73x55
Già Christie’s, New York 17 aprile 2024 (lotto 53)
I pochi mobili che di Giovanni Gorla conosciamo, si contano sulle dita di una mano. Gettano una luce sull’opera di un Maestro di grande interesse per la storia del mobile italiano, assai abile nell’arte dell’intarsio ligneo, dotato di un gusto per l’ornato neoclassico personale e raffinato, la cui memoria pare essersi persa nelle nebbie del tempo.
Fu attivo a Canegrate, paese a Ovest di Milano distante una manciata di chilometri da Parabiago, paese natale del celebre Giuseppe Maggiolini (1738-1814); non ne conosciamo le date di nascita e di morte. Nel 1801 firma una coppia di commodes decorata da cineserie, comparse a una vendita presso la casa d’aste milanese il Ponte (9 giugno 2020, lotto 148), in cui si dimostra un Maestro nell’arte dell’intarsio in grado di reggere il confronto con Giuseppe Maggiolini.
L’affermazione è confermata dalle altre opere note che gli possono essere attribuite su base stilistica: uno scrittoio di inusitata tipologia comparso da Sotheby’s a Londra vent’anni or sono, (11 dicembre 2002, lotto 88), un piccolo tavolo in collezione privata, un tavolo da gioco – eseguito nei primi anni dell’Ottocento per Giovanni Battista Sommariva – conservato a Villa Carlotta, a Tremezzo sul lago di Como.
Fu certamente un allievo, uno stretto collaboratore di Maggiolini. Gli intarsi che caratterizzano le opere a lui attribuibili con certezza, a cui ora si unisce l’inedito tavolo di cui si scrive, mostrano però una certa indipendenza rispetto allo stile del suo maestro. La sua formazione non si esaurì dunque tra le mura della bottega di Parabiago: le sue opere presentano infatti influenze esterne al contesto lombardo e anche italiano: vi si colgono sia influenze toscane, sia francesi.
Le sue tarsie sono caratterizzate da intarsi minuti, profilate con incisioni accurate e finissime. Il disegno degli ornati è raffinato, prossimo al gusto espresso dai modelli a stampa di Giocondo Albertolli (1742-1839); forse ebbe modo di seguire le lezioni di Albertolli all’accademia di Belle Arti di Brera. Intarsia su propri disegni girali, ornati fogliacei eleganti, leggeri, ariosi: paiono ricami luminosi, sempre in legno d’acero stesi su fondi di un ricorrente legno rosso. Predilige foglie minute, fini bordure, sottili fili d’erba, lunghi fili di perle. Per la coppia di commodes a cineserie datate 1801, l’impianto ornamentale dei fianchi e della facciata si direbbe ispirato al modo di decorare le pareti espresso da Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) nelle tavole delle Diverse maniere d’adornare i camini (tavv. 1-3, 55), fatto che conferisce a questi mobili una inconsueta intonazione inglese. Il legame con Albertolli è anche confermato dalla passione di Gorla per le tarsie con scene di porto: modalità ornamentale che ritroviamo nelle decorazioni di Albertolli della villa del Poggio Imperiale a Firenze, in cui gli eleganti stucchi Louis XVI incorniciano dipinti di marine di Antonio Cioci.
L’inedito piccolo tavolo ovale di cui si scrive, pur inserito nel gusto milanese neoclassico, è chiaramente influenzato dai modelli parigini di epoca Louis XVI, con le scarpette ai piedi e la ringhiera in bronzo dorato a contorno del piano. Quattro riserve ornate da ariosi girali di foglie d’acanto di spiccato gusto albertolliano, racchiudono la riserva rettangolare con la bella marina in legni naturali e tinti di verde e azzurro, incorniciata da una bordura di foglie d’ulivo. Le alte fasce sono decorate da intarsi di girali fogliacei e rosoni in legno di acero su fondi di legno rosso. Le slanciate gambe tronco piramidali, ornate da semplici filettature, sono raccordate alle fasce da un colletto ornato da piccoli girali e da una fine unghiatura. Gorla dovette eseguire quest’inedita opera nel corso dell’ultimo decennio del Settecento, tra la fine del governo asburgico e l’arrivo a Milano di Napoleone, nel 1796.
Un’interessante aggiunta al corpus di questo eccellente Maestro ancora poco noto, la cui importanza è destinata a crescere nel prosieguo degli studi sulla storia del mobile neoclassico italiano.