Uno dei capitoli meno noti della storia del mobile piemontese è costituito senza dubbio dalla produzione di opere decorate da applicazioni in pastiglia, antica tecnica che plasma in gesso rilievi e decorazioni. Per ritrovare questi arredi bisogna però uscire da Torino e addentrarsi nel territorio del Canavese. E’ infatti il Castello di Masino, per oltre dieci secoli residenza della famiglia Valperga, che custodisce ancora oggi, cristallizzato nel tempo, il gruppo più cospicuo di questa rara produzione. Arredi fissi, porte, commodes, troumeaux, consoles, sedie, poltrone sono arricchiti da “guarniture di placaggi” – così sono definite negli inventari storici – con sfingi alate, cammei, vasi di fiori, girali abitati da animali e creature fantastiche secondo i più consueti repertori della decorazione fantastica.
La realizzazione di questi arredi rientra nel radicale piano di ammodernamento delle proprie residenze intrapreso da Carlo Francesco II Valperga (1727-1811) in seguito alla sua nomina a viceré di Sardegna avvenuta nel 1780. In quello stesso anno Carlo Francesco acquista il palazzo Broglia a Torino (nell’attuale via Alfieri 18), che diviene la sede di rappresentanza della famiglia e dove gli arredi saranno eseguiti con materiali pregiati, spesso su modelli francesi, seguendo così la moda e i dettami del gusto torinese. Per Masino, residenza di campagna, il viceré commissiona perlopiù mobili di gusto moderno ma semplici, realizzati con materiali poveri. La pastiglia in gesso sostituisce così il fine intaglio dei maestri intagliatori torinesi, colori a olio i più costosi placcaggi in legni esotici dei “minusieri”.
L’invenzione di questi arredi la si deve all’architetto Filippo Castelli (1738-1820 ca), progettista e ideatore di ornati, l’esecuzione all’ebanista Francesco Bozelli, intagliatore legato alla più aggiornata aristocrazia piemontese. Mobili decorati a pastiglia non sono comuni sul suolo piemontese: oltre al cospicuo nucleo di Masino si ritrova qualche esempio nella non lontana Biella. Nella Sala verde di Palazzo La Marmora si conservano infatti un trumeau, una console e una caminiera, senza alcun dubbio opere eseguite da Francesco Bozelli.
Se per quanto riguarda i materiali utilizzati si può parlare di una produzione povera, il gusto che impronta queste opere è invece ricercato e aggiornato, curiosamente dal carattere più inglese che italiano: la leggerezza dell’ornato e la ricchezza del repertorio figurativo sembrano infatti riecheggiare modelli quanto più prossimi alla lezione di Robert Adam. E non è una coincidenza che tra le numerose incisioni inglesi acquistate dallo stesso Carlo Francesco II Valperga, siano ancora oggi conservate nell’archivio del castello nove tavole tratte dal repertorio New Book of Pier-Frame’s, oval’s, gerandole’s, table’s ecc, pubblicato a Londra nel 1769 da Matthias Lock, allievo di Robert Adam.
Alessandro Wegher
Bibliografia:
C. Mossetti, Decorazioni a pastiglia per il conte Valperga fra Masino e Torino; Francesco Bozelli e gli ornati «del più ricercato gusto… sull’idea e disegni… dati dal Sig Ingeniere Castelli», in Genio e maestria. Mobili ed ebanisti alla corte sabauda tra Settecento e Ottocento, catalogo della mostra (Reggia di Venaria, 16 Marzo – 15 Luglio 2018), Torino 2018, pp. 178-182; E. Ballaira e S. Ghisotti, Il castello di Masino negli inventari storici, in «Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti», N.S. 46.1994(1995), pp. 109-134