Giuseppe Maggiolini, Commode con ribalta e alzata, 1790 ca
Legno di noce e abete intarsiato in radica di noce, bois de rose, bosso, mogano, pero, palissandro, acero, acero tinto verde, cm 247x144x59
Firmato a bulino sul fianco sinistro: “Maggiolini Invenit…” e sul fianco destro: “Giuseppe Maggiolino a Parabiago”
Milano, Collezione Litta Modignani
Bibliografia:
Mostra commemorativa di Giuseppe Maggiolini, catalogo della mostra (Milano, Museo di Milano, novembre / dicembre 1938), Milano 1938, p. 29, Tav. III
G. Morazzoni, Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Milano 1953, Tav. VI
G. Morazzoni, Il mobile neoclassico italiano, Milano 1955, Tav. XVLI
G. Beretti, Giuseppe e Carlo Francesco Maggiolini, l’officina del Neoclassicismo, Milano 1994, pp. 154-157
P. Tomezzoli, Un mobile firmato, in G. Beretti, a cura di, Maggiolini al Fuorisalone, catalogo della mostra (Milano, Galleria San Fedele, 13-19 aprile 2015), Milano 2015, scheda 12
Tipologicamente ormai desueto al volgere del secolo, questo mobile rappresenta ad oggi l’unico esempio di commode con ribalta e alzata uscito dalla bottega di Parabiago. Dopo il glorioso capitolo del barocchetto questo genere di arredo, interpretazione di una tipologia che, più che dal Piemonte e dalla Liguria, sembra arrivare in Lombardia attraverso Venezia e il nord Europa, improvvisamente, nel giro di pochi anni, diventa una rarità, sostituito dal più rigoroso secétaire. Degno di nota è l’aggiornamento che ne fa Maggiolini secondo il più aggiornato gusto neoclassico.
La parte bassa della facciata, leggermente incurvata così come i due fianchi, ricorda compositivamente il secrétaire oggi a Stupinigi e la commode firmata e datata presso le Civiche Raccolte d’Arte del Comune di Milano, con i quali ha in comune anche i piedi torniti, scanalati con il dado di raccordo. Come in una commode già esposta alla mostra del 1938[1], i due fianchi leggermente incurvati diventano due portine che, incernierate sul montante posteriore del mobile, celano due piccoli vani.
Sovrapposta, rientrante sui fianchi con un espediente non inedito nell’ebanisteria lombarda del periodo barocchetto, è la ribalta. La parte superiore, dal timpano architettonico fortemente aggettante, presenta una singola luce, incorniciata da una sobria bordura floreale. Semplici ma molto eleganti, i pannelli dei fianchi arricchiti dal consueto intarsio del tralcio d’edera attorcigliato al bastone centrale.
Anche decorativamente la parte inferiore presenta alcune affinità con la commode delle Civiche Raccolte d’Arte già ricordata: del tutto simile a quella del fianco della commode appare infatti la tarsia sul pannello del fianco, come anche strette affinità si rilevano tra la tarsia del cassetto centrale della commode e la tarsia presente sull’anta della ribalta. Identica è l’ideazione di due eleganti cornucopie che si dipanano dalla riserva centrale, diverso è però il disegno racchiuso all’interno: nella commode un profilo all’antica, mentre nel mobile di cui si scrive un’ara romana con cornucopie. Si tratta dell’esatta traduzione a intarsio di uno dei quattro medaglioni allegorici proposti in un foglio di Giuseppe Levati per le “cassette Carovelli” (Inv. B 114)[2].
Sul fronte del cassetto centrale, entro un complesso motivo di fiori e girali fogliacei del quale presso il Fondo Maggiolini si conservano progetti assai prossimi, ma non completamente sovrapponibili, all’interno di una riserva circolare è intarsiato il monogramma GR. Si tratta di un elemento identificabile con un disegno attribuito a Giuseppe Levati (Inv. A 150)[3], di cui si conserva anche una derivazione di bottega (Inv. A 154)[4].
Del tutto particolare, compositivamente risolutivo per la sua impronta rigorosa che esalta la delicatezza del resto degli ornati, appare il motivo a greca che conclude inferiormente in mobile. Un motivo molto simile a quest’ultimo, anche per le modalità del suo inserimento nel contesto compositivo del mobile, si ritrova nel secrétaire pubblicato da Giuseppe Morazzoni alla tavola XXXII del volume Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini[5]. Sul timpano è intarsiata una conchiglia dalla quale dipartono tralci fogliacei.
Il mobile presenta infine due firme incise a bulino nelle cartelle sui fianchi, “Maggiolini Invenit…” e “Giuseppe Maggiolino a Parabiago”, sulla cui genuinità però permangono alcuni dubbi.
Nonostante vi sia un’indubbia prossimità tra gli intarsi che decorano la commode con ribalta e alzata e i disegni del Fondo Maggiolini, l’assenza di precise identificazioni e la mancanza di elementi che possano fornire qualche notizia in merito alla sua esecuzione non permettono di ricondurlo ad alcuna committenza, nonostante la presenza di quello che certamente è il monogramma del committente, ad oggi questione ancora da sciogliere. Per quanto riguarda la datazione è possibile collocare il mobile attorno ai primi anni Novanta del Settecento, forse prima del 1796, anno che vide la fine del governo arciducale sulla Lombardia con l’arrivo di Napoleone a Milano.
[1] Mostra commemorativa di Giuseppe Maggiolini, catalogo della mostra (Milano, Museo di Milano, novembre / dicembre 1938), Milano 1938, pp. 30-31, Tav. VI [2] G. Beretti, A. Gonzáles-Palacios, Giuseppe Maggiolini. Catalogo ragionato dei disegni, Milano 2014, pp. 112-113 [3] Ibidem, p. 48 [4] Ivi. [5] G. Morazzoni, Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Milano 1953, Tav. XXXII